I laghi della Valle dei Laghi
a pochi km dal lago di garda 7 incantevoli laghi alpini
Il toponimo “Valle dei Laghi”, come facilmente intuibile, deriva dalla presenza massiccia di specchi d’acqua all'interno del territorio.
Ne esistono sette distribuiti nei tre differenti comuni: il lago di Cavedine (Cavedine), il lago di Lagolo (Madruzzo) ed i laghi di Toblino, Santa Massenza, Terlago, Santo e Lamar (Vallelaghi).
Ognuno possiede delle caratteristiche che li differenzia l’uno dall'altro e li rende meritevoli di una visita. Alcuni sono balneabili (Lagolo, Terlago, Santo e Lamar), in altri si praticano attività sportive molto rinomate come il windsurf (Cavedine), ospitano dei biotopi ed un’insolita macchia mediterranea (Toblino) oppure sono legati alla produzione dell’energia elettrica (Santa Massenza).
In soli 20 kilometri si uniscono peculiarità uniche e facilmente accessibili alle famiglie o ai turisti che volessero scoprirli.
Nel frattempo vi lasciamo immaginare e sognare la freschezza e la bellezza delle acque...
Lago di Cavedine
Il lago di Cavedine, noto per il centro sportivo di windsurf e vela, è situato alla quota di 241 m.s.l.m. Formatosi per effetto di sbarramento (nello stesso contesto geologico che ha portato alla costituzione delle Marocche di Dro), presenta sulla sponda sinistra una zona brulla, sassosa e quasi ovunque a forte inclinazione.
È collegato ad i laghi di Santa Massenza e di Toblino (posti a monte) dal Rimon, un immissario artificiale di 4 km ultimato nel 1879. Esiste anche un emissario che si getta nel fiume Sarca.
Sulle sponde è presente un molo da utilizzare come punto d’appoggio per i velisti oppure per i pescatori.
Un esempio di archeologia industriale è legato alle acque del lago di Cavedine; infatti la forza del suo emissario è stata sfruttata a lungo dalla sottostante ex centrale idroelettrica di Fies, oggi dedicata alle arti contemporanee performative e sperimentali.
Lago di Toblino
Il lago di Toblino, avvolto da misteriose leggende di amanti della famiglia nobile dei Madruzzo, si è formato per l’opera di sbarramento dell’accumulo di materiale eroso dal fiume Sarca, proveniente dalla forra del Limarò. Situato ad un’altitudine di 245 m.s.l.m, è stato dichiarato biotopo per interessi naturalistici assieme all'ambiente circostante.
É contraddistinto dalla presenza della tipica macchia mediterranea, favorita dal vento tiepido proveniente dal Garda (l’Ora), e vanta una ricca fauna comprendente la gallinella d’acqua, il germano reale, la folaga, lo svasso maggiore e l’airone cinerino. Inoltre lungo le sue sponde ci si imbatte in un albero davvero particolare: un cipresso calvo di palude, importato dagli Stati Uniti.
Costruito sopra una piccola penisola, Castel Toblino (un raro esempio di castello lacustre) appartenne ai principi vescovi e fu occupato per pochi giorni dai Corpi Volontari Lombardi nel 1848. Oggi, di proprietà privata, offre un ottimo servizio di ristorazione all'interno delle mura.
Lago di Santa Massenza
Le origini del lago di Santa Massenza si riconducono all'epoca del passaggio dei ghiacciai ed alla loro opera di modellamento della valle stessa. Si trova alla quota di 245 m.s.l.m. ed è collegato al lago di Toblino attraverso un piccolo canale creato al termine dell'Ottocento.
Meta turistica molto frequentata al principio del secolo scorso, da turisti stranieri e locali, ora è divenuta luogo d’attrazione anche per la presenza di una delle prime centrali idroelettriche costruite in Trentino.
Una facile ed affascinante passeggiata permette di camminare sulle sponde del lago percorrendo simpatiche passerelle in legno, sentieri in ghiaino e strade interne. Inoltre, i più curiosi possono raggiungere l’”obelisco dei 21 martiri” innalzato nel 1919 per commemorare alcuni giovani del Corpo dei Volontari Lombardi lì catturati e giustiziati nel castello del Buonconsiglio a Trento.
“Nel primo Novecento Santa Massenza era considerata una piccola “Nizza”per il clima mediterraneo ed attirava perfino turisti stranieri.”
Lago di Lagolo
Il lago di Lagolo, situato a 929 m.s.l.m., è caratterizzato da un paesaggio montano. Si è originato in seguito ad un collasso franoso ed alla depressione del suolo consecutiva al rigonfiamento del materasso di materiali morenici preesistenti, causato dall'impatto del terreno ceduto.
Specchio d’acqua balneabile, offre in estate refrigerio ai bagnanti in fuga dalle calure ed in inverno una splendida pista naturale da pattinaggio per il divertimento dei grandi e dei piccini.
Sotto l’increspatura delle onde si nascondono, celati agli occhi dei più, i resti di un’antica foresta sommersa che la fantasia popolare ha tramutato in leggenda. Gli anziani narrano che un tempo il lago di Lagolo fosse posto ad un’altitudine più elevata però, per punire la superbia umana, una misteriosa magia lo abbia spostato in basso.
Il bosco, vittima innocente, ricorda ed ammonisce gli uomini ancora oggi...
Lago di Terlago
Lago di Terlago (414 m.s.l.m.), dal latino Trilacum, richiama alla memoria la primitiva esistenza di differenti specchi d’acqua: il lago Maggiore (Lac Grant) ed il Minore (Agamenor), ora prosciugato. Odiernamente il Maggiore, che sembra costituire due bacini nei periodi in cui i torrenti hanno una portata minore, viene chiamato semplicemente lago di Terlago.
Le sue origini sono ancora incerte tuttavia la maggioranza degli studiosi concorda nel ritenerlo “vallivo di esarazione”, ovvero generato dall'azione erosiva degli antichi ghiacciai. Tuttavia, l’esistenza di fenomeni carsici (tra i quali si ricordano le famose “lore”) pone dei dubbi riguardanti la conformazione stessa della valle, la presenza di emissari sotterranei e la notevole escursione del livello dell’acqua.
É noto a livello italiano per la massiccia presenza di lucci di dimensioni ragguardevoli che spinge molti appassionati a pescare sulle sue rive. Esiste anche un biotopo, corrispondente alla parte meridionale del lago, che ospita numerosi uccelli ed animaletti degni di nota.
“Il lago di Terlago è noto in tutta Italia per la presenza di lucci di notevoli dimensioni; sono state effettuate catture persino oltre il metro!”
Lago Santo
Il lago Santo, situato a 713 m.s.l.m., offre uno spettacolo meraviglioso in qualsiasi periodo dell’anno.
La sua genesi è intrecciata con quella del lago di Lamar: originariamente uniti, ora sono separati da due conoidi torrentizi ovvero degli accumuli di detriti trasportati dall'acqua.
Nominato la prima volta nel 1391 in un antico documento (“Lacus Sanctus” e “Lacus de Lamar”), torna frequentemente nei pensieri degli abitanti anche come luogo di una fantasiosa leggenda riguardante una contessa di Terlago.
La flora del lago vanta una ricchezza vegetale, maggiore rispetto a Lamar, sia sulle sponde sia tra le acque. Si riconoscono facilmente la frangula, una pianta ricca di bacche, esemplari di larici, magnifiche ninfee gialle che contrassegnano la parte meridionale oppure canneti piegati da una piacevole brezza.
D’estate le sue spiagge, specialmente dopo alcuni lavori di sistemazione, sono frequentate dai bagnanti. Invece d’inverno, sopra la superficie ghiacciata, sfrecciano pattinatori felici e si svolgono frequentemente entusiasmanti partite di hockey.
“I più coraggiosi si lanciano in acqua aggrappandosi a funi appese ai rami degli alberi oppure si tuffano dalle roccette ”
Lago di Lamar
A 714 m.s.l.m., il lago di Lamar rinfresca d’estate i locali e molti turisti accaldati provenienti dalla città o dall'estero. La sua vicinanza a Trento è tale da attirare persone ogni anno in fuga dai calori estivi. I bagnanti si gettano in acqua aggrappandosi a liane, fissate ai rami di alcuni alberi, oppure tuffandosi coraggiosamente da una parete di roccia.
Originariamente unito al lago Santo, ora Lamar risulta separato da due conoidi torrentizi (degli accumuli di detriti trasportati dall'acqua) che presentano la conformazione odierna. In una parete che strapiomba sul lago, sulla sponda orientale, all'altezza di 15 m si apre l’ingresso di una caverna: l’Abisso di Lamar. Molto frequentata da gruppi di speleologi, costituisce una delle voragini più profonde del Trentino: raggiunge i 387 m. La sua presenza ha talmente suggestionato la mente della popolazione locale da creare una leggenda secondo la quale, alla base del baratro, dovrebbe celarsi un tesoro prezioso sottratto dai soldati napoleonici.
“I più coraggiosi si lanciano in acqua aggrappandosi a funi appese ai rami degli alberi oppure si tuffano dalle roccette ”