I Luoghi di culto della Valle dei Laghi
Nella Valle dei Laghi sono presenti ovunque numerosi segni della religiosità locale.
Di seguito trovate nove, delle oltre venti chiese esistenti, che abbiamo selezionato per voi. Piccole curiosità ed interessanti aneddoti legati alla loro storia, struttura o importanza vi stanno aspettando!
Chiesa di Sant'Udalrico
A sud del paese di Vigo Cavedine sorge, lungo l’antica strada romana “la Traversara”, la chiesa di Sant’Udalrico (vescovo di Augusta, 890-973). Le sue origini vengono attribuite al XIII secolo, anche se la prima testimonianza scritta, che la indica come cappella di proprietà della famiglia Madruzzo, è posteriore (1307).
Nel corso dei secoli successivi la cappella fu modificata ed ampliata per ospitare i fedeli. Infatti, già nel XIV secolo il luogo di culto veniva indicato con il termine “chiesa” e non più “cappella”. Segno evidente dell'accresciuta importanza e dell’aumento di volume architettonico, pur rimanendo inferiore rispetto a quello dell'edificio attuale.
La chiesa conserva l’originaria struttura dell’abside dipinta mentre le pareti, non affrescate, invece segnalano gli ulteriori lavori effettuati. La sagrestia fu aggiunta in un secondo momento.
L’interno, a navata unica con due volte a crociera, ospita un’antica mensa in pietra. L’abside regala alla vista degli affreschi (attribuiti all'artista Simone Baschenis) che rappresentano una Madonna con Bambino in Trono, alcuni santi, i quattro Evangelisti ed i principali Dottori della Chiesa.
Sulla parete destra della chiesa ci sono i resti di un antico altare che conserva una pala seicentesca rappresentante Sant’Udalrico.
La chiesetta, caduta in stato d’abbandono, è stata riportata agli antichi fasti dall'impegno de “Comitato per il restauro della chiesetta di Sant’Udalrico” nel 2001.
La storia della Cubitosa di Arco, fuggita dalla prigionia imposta dallo zio malvagio, si ammala di peste e viene aiutata dalla popolazione di Vigo Cavedine
Chiesa di Santa Maria Assunta
La costruzione della nuova chiesa parrocchiale di Cavedine, che iniziò nel 1776, fu benedetta nel 1783 e consacrata ufficialmente solamente nel 1812. Edificio, riccamente decorato ed affrescato, lascia stupefatti i visitatori dinanzi alla sua bellezza.
L’interno (a navata unica) con brevi cappelle laterali è adornato da: marmi carraresi, capitelli corinzi, un coro intarsiato, affreschi armoniosi e da una struttura architettonica che sovrasta il magnifico altare maggiore. Sono presenti anche quattro altari laterali, posti nelle rispettive cappelle, dedicati ai santi martiri Lorenzo e Stefano (primo a sinistra), san Giovanni o Madonna del Rosario (secondo a sinistra), san Giuseppe (primo a destra), Madonna Addolorata (secondo a destra).
Lo sguardo del visitatore si perde ad ammirare incantato gli innumerevoli affreschi che decorano la chiesa. In alto, sulla prima volta, è raffigurata la cacciata dei profanatori dal tempio mentre ,sulla seconda volta, si scorge l’Incoronazione di Maria in Cielo, realizzata dal pittore Francesco Rovisi di Moena. Quest'ultimo è anche autore degli affreschi raffiguranti la Moltiplicazione dei pani e dei pesci ed il Martirio di santo Stefano nel presbiterio e l’Ascesa di Maria Assunta nella lunetta absidale.
La nicchia marmorea, che ospita il fonte battesimale, è abbellita dall'affresco del Battesimo di Gesù ad opera di Giacomo Antonio Pellegrini.
All'esterno il campanile custodisce un concerto campanario costituito da sei campane unite al cosiddetto campanò. Una sorta di tastiera che, collegata con dei fili di ferro alle cinque campane, riproduce il suono delle cinque note musicali: Do, Re, Mi, Fa e Sol. Invece la sesta campana rimanente, chiamata l’”Agonia”, è destinata all'annuncio dei lutti paesani.
Un viaggio alla scoperta della via che gli antichi romani percorrevano per spostarsi tra Trento e Brescia. Un'autentica macchina del tempo!
Chiesa di Sant'Antonio Abate e Santi Simone e Giuda
La chiesa parrocchiale di Stravino, piccola frazione di Cavedine, è caratterizzata da un artistico campanile in stile romanico, dotato di cuspide conica in cotto. Questo elemento è prettamente medievale e, nonostante i primi riferimenti scritti risalgano solamente al 1539, aiuta ad attestare le origini a quell'epoca.
Il porticato esterno attira subito l’attenzione dei curiosi: è costituito da volte a crociera sostenute da quattro colonne cilindriche (in pietra rossa locale) e da un pavimentato con un grezzo acciottolato.
Il luogo di culto rimane avvolto dai veli della storia sino al 1703: l’invasione del generale francese Vendome! Momento tragico che viene ricordato ancora oggi per la sottrazione di una delle due campane.
A circa metà del XVII secolo Stravino ottenne la presenza stabile di un sacerdote che assicurava la regolare funzione delle celebrazioni.
La chiesa è stata soggetta a modifiche nel corso dei secoli che hanno condotto alla costituzione della struttura attuale. Il locale interno è caratterizzato da una navata unica con due campate, divise da un arco a tutto sesto, e coperto da volte a crociera. All'altezza del presbiterio si incontra un altro arco a tutto sesto di dimensione minore rispetto a quelli della navata. Sulla sinistra si apre il vano della cappella nella quale sono posti gli altari dorati lignei seicenteschi dei Santi Simone e Giuda e di San Mauro. Nel presbiterio è ospitato l’altare maggiore (opera d’intaglio ligneo del tardo Seicento) ed al suo interno, sul lato sinistro, si ammira un ciclo d’affreschi cinquecenteschi rappresentanti le Storie di Sant’Antonio Abate.
Chiesa di San Siro
La chiesetta di San Siro sorge sulla cima di un colle nei pressi del paese di Lasino. Si raggiunge seguendo una strada intervallata da una ricca Via Crucis novecentesca.
La chiesetta di san Siro venne nominata per la prima volta nel 1307 (nell'antico Codex Clesianus) e rimase senza voce fino al 1484, quando mutò la dedica da san Procopio (difensore del bestiame) a San Siro (protettore dalla malaria). La malaria era una malattia presente negli acquitrini della piana del Sarca e purtroppo diffuso malanno tra i contadini che si occupavano della bonifica.
Inizialmente la chiesetta si presentava piccola e bassa, rivolta da est a ovest, con un solo altare nell'abside. Le pareti di quest’ultimo sono state affrescate con rappresentazioni dei Dodici Apostoli (in basso), un Cristo Pantocratore (sopra), i quattro Evangelisti (ai lati) ed un vescovo benedicente, forse San Siro (parete dell’arco di volta). Gli studiosi non sono stati in grado d'individuare con certezza l’autore, però ritengono che siano stati realizzati negli anni ‘70 del XIV secolo.
All'inizio del XVII secolo la pianta della chiesetta subì dei mutamenti radicali. La struttura da nord a sud fu ampliata, l’abside trasformata in cappella mentre il nuovo altare fu rivolto da mezzodì a settentrione. Dell'edificio originale rimane solamente l’abside semicircolare, edificata a pietre squadrate a vista.
Il campanile rispecchia lo stile romanico mentre la parte superiore dell’edificio è stata costruita tra fine XIII ed inizio XIV secolo. Invece il coro e l'apertura di finestre con l'arco acuto sono stati apportati nel 1890.
“Saliamo gli scalini, osserviamo i filari di cipressi ed i meravigliosi fiori che costellano il cammino. È un’oasi felice in cui dimora la chiesa di san Siro.”
Chiesa di Santa Maria Assunta
La Chiesa di Santa Maria Assunta, a Calavino, costituiva la sede principale della pieve della val di Cavedine. La primitiva struttura lignea, eretta prima dell’anno Mille, fu sostituita tra il XII – XIV secolo da una di forma rettangolare in stile romanico. Rimangono a memoria del luogo di culto alcune pietre delle lesene, le arcate della navata, l’arco della cappella Madruzzo e le sei mensole laterali del presbiterio.
Il restauro dell'inizio XVI modificò radicalmente la struttura dell'edificio. Dinanzi alla facciata principale venne eretto un pronao a colonne ed alcuni archi a tutto sesto che coprirono parte dell’affresco quattrocentesco di San Cristoforo.
La chiesetta odierna è il risultato di ulteriori modifiche apportate nel corso del Settecento e dell'Ottocento.
Santa Maria Assunta è caratterizzata da una navata, l’altare maggiore e due cappelle laterali donate dalla famiglia Madruzzo nel XVI secolo. Una di queste, la cappella Madruzzo, è stata adibita a sepoltura dell'omonima famiglia. Per celebrare i Madruzzo fu realizzato nel 1549 un affresco, da un discepolo della scuola di Tiziano, raffigurante dieci membri della nobile dinastia. L’altra cappella, dedicata al Rosario (seconda metà del XVII), offre alla vista affreschi rappresentanti i Quindici Misteri del Rosario.
Sul lato sinistro della navata è appesa una pala del XVI secolo dipinta probabilmente dal pittore Marcello Fogolino. Inoltre sulla parete sinistra della chiesa si scorge un interessante pulpito ligneo, risalente al 1726, in stile barocco.
Il campanile è l'esito di lavori e modifiche apportate in epoche diverse. La parte bassa di quest'ultimo, che apparteneva alla prima costruzione, venne innalzata nel 1537.
“Conoscete l’antica arte dei mulini? Sapete come si produce la farina? Io sono “el Moliner” e vi svelerò i trucchi del mio mestiere.”
Chiesa di Santa Maria Lauretana
Nella frazione di Castel Madruzzo ci si imbatte in una chiesetta davvero curiosa. La chiesetta, dedicata al culto della Madonna di Loreto, è stata costruita nel 1645 dal principe vescovo Carlo Emanuele Madruzzo. La presenza suggestiva di questa figura, non tipicamente trentina, è legata al forte affetto che nutriva il famoso cardinale Cristoforo Madruzzo per il celeberrimo santuario.
L’interno della chiesa si compone di un’unica navata con una piccola aula a pianta rettangolare, dipinta con un cielo stellato su sfondo bianco ed uno stretto ambulacro voltato che gira attorno all'aula per tutto il perimetro ed all'interno di questo trovano posto due cappelle con altare e pala (aggiunte al principio del XVII secolo). Sul lato destro è presente una piccola sacrestia, aggiunta in un secondo momento.
Il nucleo centrale, al quale si accede attraverso due porte simmetriche aperte sui fianchi, racchiude la Casa di Loreto. Fedele riproduzione della casa lauretana, riprende le misure, la finestrella con l’inferriata, le decorazioni pittoriche e l'organizzazione degli spazi. Le pareti dell’aula sono dipinte ed da un fondo in finti mattoni emergono, in tutta la loro bellezza, gli episodi della vita della Madonna. L’altare maggiore marmoreo, risalente alla metà del XVII secolo, custodisce una copia della statua della Madonna di Loreto con Bambin Gesù nella nicchia centrale. Le due cappelle sono dedicate a san Thomas Becket (martire anglosassone) ed alla Sacra Famiglia.
Il campanile, eretto nel 1749, fu utilizzato da un gruppo di partigiani locali come stazione radio nel corso della Seconda Guerra mondiale.
Chiesa di San Valentino
La chiesa di San Valentino si erge timidamente nelle campagne del centro abitato di Vezzano. La tradizione narra che sia stata costruita sulle rovine di un antico tempio romano.
Un narrazione locale narra che nelle vicinanze esisteva un convento di frati dediti all'istruzione dei ragazzi del paese. Il 14 febbraio di tanti anni fa alcuni fanciulli, mentre stavano tornando da scuola, trovarono un rosaio fiorito in mezzo alla neve. Capirono immediatamente di trovarsi al cospetto di un segno divino e decisero di allertare i loro genitori. Gli adulti li seguirono incuriositi ed, armati di un badile, scavarono nel punto indicato per svelare il mistero. Portarono alla luce le reliquie di san Valentino accompagnate da un'iscrizione. La popolazione, meravigliata ed entusiasta della scoperta, costruì una cappella. Questa costituisce parte dell'attuale sacrestia ove è posto l'altare in pietra.
Nel 1496 il pievano, don Paolo Grotti, promosse la costruzione dell’attuale chiesa di san Valentino in Agro. Si trasformò in un famoso luogo di culto e pellegrinaggio e richiamò fedeli da tutta la diocesi. Nel 1529 si accordò persino un’indulgenza di 140 giorni a chi avesse deciso di visitare la chiesetta il terzo giorno di Pentecoste. Inoltre nel 1563 si costituì a Vezzano la Confraternita di San Valentino ed ai suoi associati fu concessa nel 1612 l’indulgenza da papa Paolo V.
Purtroppo la fama e la fede della chiesa non era destinata a permanere. Nel corso dei secoli la chiesa cadde in rovina e venne depredata degli ornamenti e dei voti. Nel 1821 fortunatamente si decise di ingrandire e riconsacrare la chiesetta per strapparla allo stato d'abbandono e d'oblio.
Dell’antica chiesetta rimane l’affresco in lunetta, posto sopra il portone rinascimentale in pietra rossa, e l'altare maggiore. Invece l’interno, in stile gotico ed a navata unica, fu tinteggiato mentre gli affreschi purtroppo andarono perduti nei restauri.
Il 14 febbraio 1944 il comune di Vezzano fece un voto solenne al patrono per scongiurare il pericolo di evacuazione e distruzione dei numerosi centri abitati. Ancora oggi, quale perenne ringraziamento, permane l’usanza di celebrare una messa speciale il 14 febbraio.
“Il clima mite e la posizione consentivano la crescita spontanea dell’ulivo, dell’alloro, del rosmarino e di altre piante aromatiche.”
Chiesa di San Pantaleone
Sull'apice di un piccolo colle, posto nelle vicinanze del lago di Terlago, si erge la chiesa dedicata a San Pantaleone, giovane medico e martire nicomede. Sorge sui resti di un’antica cappella edificata sul dosso a protezione delle alluvioni che innalzavano periodicamente il livello del lago. L’attuale struttura, risalente al XVI secolo, presenta ancora degli elementi dell’originario luogo di culto: il campaniletto a vela e l’arco santo affrescato. Nel Cinquecento si ampliò l’aula originaria, si trasformò la navata primitiva in un presbiterio e furono ricoperti entrambi da una volta a crociera. Infine si demolì l’abside e si portarono all'esterno gli affreschi dell’arco santo.
Nel corso dei secoli la chiesa fu purtroppo adibita a funzionalità molto differenti dall'originaria celebrazione di sante messe. Infatti divenne tra la prima e la seconda meta del XVI un deposito, un lazzaretto nel XVII e persino l'alloggiamento di soldati e cucina da campo durante l'invasione napoleonica. Infine, nella Prima Guerra mondiale, fu impiegata come caserma e dormitorio da alcuni militari austro-ungarici.
L’esterno dell'edificio, con murature composte da materiale di vario tipo, è spoglio e privo di opere decorative. L’interno, con un’unica navata coperta da una volta a crociera a tre campate, termina in un piccolo presbiterio rettangolare. Lì sono conservati degli affreschi cinquecenteschi, attribuiti al pittore vicentino Francesco Verla, definiti dallo storico dell’arte Rasmo come “il più bel complesso rinascimentale preclesiano della regione”. Le pitture, che ricoprono interamente le pareti e la volta del presbiterio, rappresentano la Vita di San Pantaleone, san Sebastiano ed episodi tratti dalla Bibbia. Invece sulla volta sono raffigurat i quattro Dottori della Chiesa.
Nel 2016 la chiesa di San Pantaleone è stata aperta in occasione delle giornate primaverili del FAI e nell'estate del 2017 per alcune visite guidate, organizzate dagli esperti del Museo Diocesano di Trento, per la mostra dedicata all'artista Francesco Verla.
Normalmente la chiesa è accessibile il 27 luglio per officiare la messa in onore del patrono oppure in altre occasioni particolari.
“Il lago di Terlago è noto in tutta Italia per la presenza di lucci di notevoli dimensioni; sono state effettuate catture persino oltre il metro!”
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo
La chiesa più antica di Padergnone è dedicata ai santi Filippo e Giacomo minore. Non si possiedono notizie certe relative alla data effettiva dell'edificazione però viene citata, per la prima volta, nel 1535 in una pergamena.
Nel corso dei secoli furono apportate numerose modifiche che mutarono il suo assetto. Infatti, l’edificio religioso, considerato cappella campestre, venne dichiarato ufficialmente nel 1630 primissaria curata della pieve di Calavino. Nel 1958 divenne parrocchiale per poi cederne, nel 1968, il compito alla recente chiesa intitolata alla Regina della Pace.
La struttura dell’edificio è tipicamente medievale e presenta affreschi rinascimentali con posteriori modifiche barocche.
Al suo interno si ammirano affreschi raffiguranti santa Caterina, san Sebastiano e la Madonna in Trono mentre, sulla parete esterna, è rappresentato san Cristoforo.
Nella chiesa sono state costruite due cappelle laterali in onore dei santi martiri (Achille, Domitilla, Pancrazio e Nereo), antichi patroni della parte storica del paese, e di san Rocco, il protettore dalla peste. L’altare maggiore, riconsacrato nel 1782, è stato realizzato da artisti dell’ambito lombardo utilizzando delle tecniche che combinavano i colori di differenti pietre.
“Nel primo Novecento Santa Massenza era considerata una piccola “Nizza”per il clima mediterraneo ed attirava perfino turisti stranieri.”